Entrance - ingresso


Nelle case che si semplificano e rimpiccioliscono  l'atrio è talvolta sacrificato per far maggiore spazio al soggiorno che nella sua natura un po' incerta di ricevimento si adegua spesso ad ospitare l'ingresso di una casa.
Eppure se c'è uno spazio che sta perfettamente in bilico tra il dentro ed il fuori, tra il temporale e l'asciutto, tra il mondo talvolta spavaldo  ed estraneo e l'intimità del focolare c'è proprio l'ingresso col suo armadio per appendere i cappotti, la mensola vuota tasche, l'apparecchio telefonico fisso, lo specchio su cui soffermarsi per controllare che tutto sia in ordine prima di uscire.
Sulla porta abbiamo accolto gli ospiti, stretto mani, scambiato baci e promesse di rivedersi. Al telefono abbiamo appreso notizie gioiose e notizie tristi, bisbigliato segreti, riannodato fili che sembravano ormai irrimediabilmente lontani.
L'ingresso sembra la cassa armonica delle storie familiari, una stanza attorno alla quale ruotano alterne vicende. Se poi vi si affaccia la scala diventa difficile resistere alla tentazione di sedervisi.
Quando erano piccoli i nipoti si esibivano felici ai piedi della scala e tutti noi sui gradini ci disponevamo a guardarli,  cantando, spettatori di un piccolo teatrino il cui copione abbiamo continuato a ripetere per anni. Le stesse frasi di sempre che continuano a farci ridere e rivivere quell'incanto bambino.
Poi a pensarci che fosse in atrio o altrove poco importa.... 

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