Via Annia












La via Annia

Quest'anno in molti musei archeologici per lo più non c'era nessuno.
Forse non potevo immaginare questa sorte quando, la bellezza di venticinque anni fa, presentavo la mia tesi progettuale in architettura su un museo archeologico a Concordia Sagittaria.
Sicuramente pensavo si grandi temi della progettazione e in modo forse anche giustamente ingenuo immaginavo un museo che potesse raccontare un luogo attraverso i suoi reperti e il suo paesaggio. Non pensavo alle persone o ai mezzi, non potevo immaginare quanto bravo potesse diventare Alberto Angela che ci racconta cose meravigliose nel salotto di casa nostra. Certamente non immaginavo la potenza che possono avere alcune ricostruzioni virtuali che con una grafica superlativa riescono a dare un'idea esatta di quello che non c'è più e di quello che ancora rimane in un insieme armonico, perfettamente comprensibile.
Non potevo proprio immaginarlo.
I musei archeologici sono delle schegge del tempo ed è un'enorme fortuna in fondo averli proprio così come sono, solitari templi laici ove meditare sul passato e necessariamente sul presente.
È perciò con questo spirito che ho dedicato questi disegni alla via Annia, i miei puntini di un tracciato invisibile, con il piacere di riguardare a quell'ingenuità di venticinque anni fa e riscoprire che alcuni pensieri non sono cambiati.
Non è cambiato questo sogno ad occhi aperti, l'immaginarsi questo lembo di pianura veneto friulana solcata dalla strada che arrivava fino ad Aquileia e che ancora non si sa bene da dove partisse.
Sicuramente passava per Padova, Altino, Concordia, Latisana per arrivare nella bella Aquileia oltre la quale cosa poteva esserci?
Paludi, laguna e campagna coperta di farnie, un enorme intrico di rami ed un sottobosco caotico di arbusti, il deserto dei Tartari: soldati che giungevano a cavallo, tonti come i romani di Asterix ed Obelix.... 
È certo che i Romani pavimentavano vie, incanalavano acque, costruivano fogne, tagliavano coline e colmavano cavità. Bravi ingegneri a cui forse non si addiceva la fantasia creativa dei Greci finché non si arriva lì, ad Aquileia. 
Di fronte si mosaici della Basilica si può solo avere un moto di stupore che si raddoppia nel disegnarli. Mi accorgo infatti che quello che pensavo fosse un occhio in realtà è una bocca. Ho controllato oggi prima di infornare un bel pescetto. Avevano ragione loro, la bocca è grande e per nulla trascurabile. Niente a che vedere con i pesciolini bellini dei cartoni animati. Quando a scuola da bambini ci si recava ad Aquileia in gita scolastica si rimaneva colpiti dall'ondulazione del pavimento, il mondo fantastico delle dune in una stanza.
Ora possiamo gustare con la giusta attenzione ogni singolo dettaglio. Questo è solo uno dei tanti. 

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